giovedì 4 aprile 2013

Aspettiamo "IMPOTENTI" ?



(Il Ghirlandaio) Genova, 4 apr. Il Parco Nazionale delle Cinque Terre, che nel 2007 è stato anche inserito tra i patrimoni dell'Umanità dall'Unesco, è minacciato da un crescente dissesto idrogeologico.Ogni volta che piove con particolare violenza si registrano frane e smottamenti. L'ultima si è abbattuta nei giorni scorsi sulla strada che collega il centro storico alla parte nuova di Monterossospaccando letteralmente in due il piccolo borgo marinaro

A testimoniare la fragilità di un territorio stretto tra mare e monti e modellato nei secoli dal lavoro dell’uomo attraverso i leggendari terrazzamenti, è stata la terribilealluvione del 25 ottobre 2011 che ha provocato la morte di quattro persone e devastato i paesi di Vernazza e Monterosso. Il 24 settembre 2012, a poco meno di un anno dall'alluvione, sulla Via dell'Amore, lo splendido sentiero a picco sul mare che collega Riomaggiore a Manarola, due turiste australiane sono rimaste gravemente ferite dopo essere state investite da un costone di roccia staccatosi dalla collina che sovrasta la passeggiata. 

Cementificazione e abbandono dei terreni sono tra le cause di questa situazione di fragilità del territorio contro cui le autorità stanno disponendo una strategia di messa in sicurezza. Ne abbiamo parlato con il presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre, Vittorio Alessandro.
"I picchi di piogge, che prima non erano così marcati, alternati a periodi di siccità, determinano sul terreno degli effetti di cedimento", spiega Alessandro, "il dissesto idrogeologico si è però ulteriormente aggravato per un dato di carattere sociologico: l'abbandono dei campi e dell'agricoltura".


 A rendere così vulnerabile il Parco delle Cinque Terre, il più densamente popolato d'Italia, non sono soltanto i cambiamenti climatici ma soprattutto il progressivo abbandono dei campi e delle attività agricole da parte dell'uomo. Per secoli gli abitanti della zona hanno sezionato i pendii delle colline per ricavarne strisce di terra coltivabili, realizzando i tipici terrazzamenti sorretti da muretti a secco, che hanno permesso di regolarizzare i flussi idrogeologici e il naturale corso delle acque piovane.


"Sicuramente -spiega Alessandro - un turismo di massa che si limita a consumare il territorio non fa bene". Le attività turistiche, per il presidente dell'ente parco, "non dovrebbero impegnarsi solo sul fronte dell'accoglienza ma dedicarsi anche a quello della cura del territorio". 

Ad aggravare il dissesto idrogeologico in molte zone d'Italia ha contribuito la cementificazione selvaggia del territorio. Anche nelle Cinque Terre in passato si è costruito dove non si doveva ma "il fatto che sia un parco nazionale con dei vincoli da rispettare -sottolinea Alessandro- ha evitato che si degenerasse con la cementificazione.

"Questi terrazzamenti devono essere mantenuti ma -sottolinea il presidente dell'Ente parco- bisogna riconsiderare le condizioni di tutto territorio italiano e prendere delle misure contro il dissesto,come sottolineato l'anno scorso dal ministro dell'Ambiente Clini. Il problema -spiega Alessandro- non riguarda solo le Cinque Terre e la Liguria ma tutto il Paese, che necessita oggi l'adozione di misure molto severe ma anche e soprattutto conoscitive sullo stato del territorio, altrimenti ci troveremo solo a registrare i danni e ad inseguire la disperazione delle persone". Secondo il presidente del Parco, le responsabilità sono anche della politica
"Non si può più parlare soltanto di opere pubbliche nel senso della costruzione, se prima -afferma- non si sia fatta una chiara valutazione di quella che è la capacità del territorio di sostenere queste opere".
"Bisogna incentivare il presidio del territorio -sostiene Alessandro- che se è presidiato viene naturalmente sottratto al decadimento e questo discorso vale anche per le abitazioni e i luoghi in cui viviamo. 

Qui alle Cinque Terre la natura si sta riprendendo il posto che prima l'uomo le aveva sottratto ma questa rinaturalizzazione deve essere guidata e deve essere allo stesso tempo mantenuto con forza l'impegno dell'uomo verso la coltivazione. Se attraverso forme di incentivazione, attraverso la
capacità di far conoscere i prodotti del luogo, il vino soprattutto, riusciamo ad esaltare la qualità piuttosto che la quantità, quasi certamente -prosegue Alessandro- si arriverà alla capacità di ritrovare il senso di questi luoghi e di sottrarsi allo spaesamento che inevitabilmente colpisce chi ci vive, soprattutto nel caso in cui i campi e i terreni vengano del tutto abbandonati".


La dichiarazione d'intenti firmata nei giorni scorsi da Regione, Ente parco, Comune di Levanto, Comune di Monterosso e Fai per il recupero di 'Case Lovara', un insediamento agricolo-rurale che il Fondo Ambiente Italiano aveva ricevuto in donazione nel marzo del 2009, va proprio in questa direzione: "Si tratta di studiare come in una zona tra le più vincolate del parco -afferma il presidente dell'ente- si possa attuare un percorso di riqualificazione dei territori e dei manufatti già esistenti in modo da trovare una compatibilità tra l'agricoltura e la protezione dell'ambiente". Il sito, 45 ettari di terreni con tre piccoli fabbricati rurali, è stato individuato come modello e il progetto potrebbe essere replicato in altre aree del parco, come sottolinea il presidente Alessandro: "Abbiamo attivato con una gara europea la nuova organizzazione del parco -continua Alessandro- i sentieri costituiranno l'elemento portante della nostra attività e vogliamo anche, con il marchio del parco, elevare il livello di qualità della produzione e dell'accoglienza".

Uno dei principali ostacoli ad una messa in sicurezza complessiva del territorio è rappresentato dalla mancanza di fondi, soprattutto in questo periodo di crisi e di tagli agli enti locali. "C'è un problema di risorse ed è un problema serio", afferma Alessandro. "Bisogna ridefinire le priorità, considerando che il Parco delle Cinque Terre crea un indotto per la provincia della Spezia che l'anno scorso è stato stimato in 200 milioni di euro". Se in altre realtà i parchi nascono con la finalità ultima di difendere l’ambiente naturale sottraendolo all’azione quotidiana dell’uomo, qui invece l'obiettivo è il contrario: quello di riportare l’uomo a intervenire sul paesaggio coltivandolo e
prendendosi cura di esso, ricalcando e riscoprendo i gesti antichi di chi ha reso le Cinque Terre un luogo unico nel suo genere.

5 commenti:

  1. Ma i commenti li avete eliminati ? .

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  2. pare che nessuno,neanche il presidente del parco,sia a conoscenza della presenza di ungulati,che da 4o anni distruggono i nostri vigneti e muretti a secco .stiamo lottando contro di loro,purtroppo sono un piatto tipico e un a specie protetta.

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  3. Mentre " aspettiamo impotenti " e' vero che il 27 marzo 2013 otto consiglieri comunali hanno deliberato un ADEGUAMENTO DELLO STRUMENTO URBANISTICO COMUNALE insieme ad un particolare protocollo di intesa col Parco sempre in tema di strumenti urbanistici ? .

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  4. Stamttina mentre prendevoil caffe al Bar Centrale ho visto arrivare il camion del Nettenza Urbana.

    E' arrivato da Loreto, quindi i tavolati reggono.

    Si e' parcheggaito vicino ai bidoni della spazzatura e li ha coscenziosamente svuotati dentro.

    poi i due addetti sono andati dai torrini del vetro e della plastica al molo, hanno coscienziosamente svuotato i sacchetti di vetro e di plastica che erano fuori, visto che la notte questi torrini non funzionano.

    Hanno sollevato i bidoni del vetro e della plastica, li hanno trascinati sino al camion fermo in piazza e glieli hanno svuotati dentro.......

    Non avevo con me ne macchina fotografica ne telefonino.....peccato, a questo punto a che servono le delibere per la riparazione di questi torrini.............

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    1. Alla faccia della raccolta differenziata!!!!! a Levanto, che non e' su Marte, funziona. Qui da noi, NO!!!!, perche?? ...Noi siamo un paese " diverso " e abbiamo un'amministrazione comunale adeguata alla " diversita'"

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