La Spezia, 15 gennaio 2015 - Non solo la truffa del pagamento, per 224mila euro, dei lavori di sbancamento non eseguiti; non solo la tentata truffa per incamerare i 65mila euro con la falsa attestazione della piastrellatura. Dietro all’intrigo della "briglia selettiva" per la messa in sicurezza del torrente Pastanelli di Monterosso - nell’ambito dei lavori post-alluvionali di "somma urgenza" svincolati da gara, lacci e lacciuoli - prende corpo il sospetto che l’opera, lungi dall’attenuare il rischio-devastazione indotto da altre, possibili, bombe d’acqua simili a quella apocalittica del 25 ottobre 2011, possa accrescerli. O quantomeno possa averli potuti accrescere in un periodo che poi fortunatamente si è rivelato meteo-clemente: dal settembre 2012, data di asserita ultimazione dei lavori, all’esecuzione reale, nell’autunno del 2013, delle fondazioni che sulla carta venivano date per eseguite.
Di certo l’attestazione di collaudo è farlocca. E tuttora non c’è una certificazione sulla bontà reale dell’intervento, sulla sua capacità di reggere e fare da ‘setaccio’ dei detriti che verrebbero sparati a valle dal corso d’acqua in caso di alluvioni. E’ quando emerge dall’inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato all’emissione dei quattro ordini di custodia cautelare ai domiciliari - a firma del gip Diana Brusacà su richiesta del pm Tiziana Lottini - nei confronti di Marina Aitano (responsabile comunale del procedimento amministrativo), Eugenio Biagioni (titolare della ditta Nec esecutrice dell’opera), Andrea Cerchiai (direttore dei lavori) e Roberto Grausen (collaudatore). Ma il nome eccellente che si impone dell’ordinanza, benché la portata dell’accusa non sia suscettibile di dar forma a misure restrittive, è quella dell’ex sindaco di Monterosso Angelo Maria Betta; a lui non viene contestato il concorso nella truffa di cui avrebbe tratto beneficio l’impresa (di qui il sequestro immobiliare per equivalente del capannone di Follo), ma il concorso in un falso funzionale a traguardare un obiettivo ardito: rimettere il moto l’operazione del mega-park in località Loreto, finita, nel febbraio del 2012, nelle secche del sequestro del cantiere, disposto dal pm Luca Monteverde, per la violazione delle norme idrauliche, in quanto collocato nell’area esondabile del torrente Morione su cui si innesta il Pastanelli, e realizzabile, semmai, solo a seguito di una variante al piano di bacino, ad opera dell’organo comprensoriale preposto, il Comitato Tecnico di Bacino.
Variante che era appunto traguardata dal «certificato di regolare esecuzione» della briglia di selezione che avrebbe dovuto legittimare la riperimetrazione dell’area esondabile così da svincolare il mega-parcheggio. Secondo gli investigatori sarebbe stato il primo cittadino ad «istigare, o quando meno rafforzare il proposito criminoso» di Cerchiai, Aitano e Biagioni nel concorso per la stesura del certificato-bluff di regolare esecuzione dell’opera: l’atto rappresentava, infatti, l’esistenza delle fondazioni... che non c’erano.
Risultato: il megapark è sempre sotto sequestro per abuso edizilio. La legale rappresentante della società costruttrice «Monterosso Park» Simona Pascucci, la progettista-direttrice dei lavori Angela Zattera, i funzionari comunali Marina Aitano e Gabriele Benabbi sotto inchiesta. Anche il nome di quest’ultimo compare negli atti dell’inchiesta per la vicenda della briglia, ora, ancora, come detto, in attesa di un reale collaudo. Sì, perché quello certificato, l’11 marzo del 2014, dal carrarese Roberto Grausen, collega di studio di Andrea Cerchiai, e ’arruolato’ dal Comune di Monterosso per effettuare i test di garanzia superpartes, è risultato falso, per due motivi. In primo luogo perchè Grausen ha dichiarato la sua estraneità alla progettazione dell’opera (che aveva aveva invece condiviso col collega) e poi perché è falsa l’attestazione della sua presenza a Monterosso, insieme a Cerchiai, per l’ispezione e le cosiddette prove "sclerometriche" sulla struttura: dai tabulati telefonici e dalle ’celle’ di copertura agganciate è emersa la sua localizzazione a Carrara e, comunque, l’unico intervallo tra due conversazioni telefoniche di una certa durata, 2 ore e 26 minuti, è incompatile con un viaggio di andata e ritorno Carrara-Monterosso-Carrara e con l’espletamento del collaudo dell’opera.
Insomma, resta in sospeso la prova della sua reale efficacia mentre è emersa la circostanza dell’occasione dell’appalto per traguardare profitti illeciti attraverso le false attestazioni del rivestimento in pietra della briglia (la somma richiesta di 65mila euro non è stata però liquidata dal Comune rimanendo l’inghippo sulla soglia della tentata truffa) e le false attestazioni dei lavori di sbancamento per ripristinare l’alveo del torrente Pastanelli: certificati per 6.946 metri cubi di materiale in luogo dei 2.880 metri cubi che, secondo i calcoli effettuati dalla Finanza con sopralluoghi sul campo e verifiche sui trasporti nelle aree di stoccaggio, sarebbero stati realmente rimossi, con incasso, di 224mila euro e contestazione di truffa, in capo al titolare della Nec, che poi è la stessa impresa che ha vinto l’appalto del Comune della Spezia per i lavori di riqualificazione di Piazza Verdi alla Spezia. Riflessi in città?«Nessuno» secondo fonti di palazzo civico.

ma il concorso in un falso 

funzionale a traguardare un 

obiettivo ardito: rimettere il 

moto l’operazione del mega-

park in località Loreto



delle vite  UMANE   a questi qui 
NON gli e ne FREGAVA NIENTE ?

SOLO BISINESSSSS


del resto basta ricordare cosa accadde ai muri vicino alla scuola, ebbero il coraggio di dire NIENTE !!